la virtualizzazione (dal multitasking incasinato verso il so cablato nell'applicazione)
Recentemente abbiamo acquistato una nuova macchina server. Questo server è in realtà molti server in uno perchè ci siamo orientati verso la virtualizzazione grazie all'utilizzo di wmware.
Le motivazioni di un approccio simile sono essenzialmente 2:
1) la continua necessità di installare applicativi server su i più disparati ambienti (provate voi a far digerire Oracle e SQLServer alla stessa macchina) senza incasinare e rendere instabili le macchine.
2) tenere separati e quindi più ordinati progetti distinti di clienti distinti.
La soluzione virtuale ci consente di avere a disposizione n macchine ciascuna con dentro quello e solo quello necessario al progetto di pertinenza, il SO in uso dal cliente ed i servizi opportuni.
Oltre a ciò tali macchine possono sia vivere in parallelo (ognuna come entità separata sulla rete) che essere accese quando serve tramite una semplice interfaccia utente.
In questo modo non si creano mai conflitti e soprattutto si è in grado di lavorare su uno stesso hardware reale senza mai pestarsi i piedi.
Se una macchina virtuale si pianta in 5 minuti se ne può creare una nuova, magari clonandola da una precedentemente creata.
Sono talmente convinto della bontà di un approccio del genere, soprattutto per chi sviluppa servizi, che, anche grazie alla diffusione delle memorie a stato solido che uniscono costi contenuti e prestazioni elevate, posso immaginare un futuro in cui i sistemi operativi come noi li conosciamo si ridurranno ad una semplice interfaccia verso l'hw ed i singoli programmi (o meglio ambiti di lavoro) conterranno al proprio interno tutto e solo quello di cui necessitano.
Insomma sogno un futuro in cui per avere un server web basti inserire un chip flash in uno slot per ritrovarsi un ambiente con java, tomcat apache ecc già pronti all'uso (senza dover condividere risorse con servizi di cui non si ha bisogno).
Ok, sento qualcuno dire con linux lo puoi già fare. Ma non è la stessa cosa, io vorrei qualcosa che possa funzionare anche per i non smanettoni.
Le motivazioni di un approccio simile sono essenzialmente 2:
1) la continua necessità di installare applicativi server su i più disparati ambienti (provate voi a far digerire Oracle e SQLServer alla stessa macchina) senza incasinare e rendere instabili le macchine.
2) tenere separati e quindi più ordinati progetti distinti di clienti distinti.
La soluzione virtuale ci consente di avere a disposizione n macchine ciascuna con dentro quello e solo quello necessario al progetto di pertinenza, il SO in uso dal cliente ed i servizi opportuni.
Oltre a ciò tali macchine possono sia vivere in parallelo (ognuna come entità separata sulla rete) che essere accese quando serve tramite una semplice interfaccia utente.
In questo modo non si creano mai conflitti e soprattutto si è in grado di lavorare su uno stesso hardware reale senza mai pestarsi i piedi.
Se una macchina virtuale si pianta in 5 minuti se ne può creare una nuova, magari clonandola da una precedentemente creata.
Sono talmente convinto della bontà di un approccio del genere, soprattutto per chi sviluppa servizi, che, anche grazie alla diffusione delle memorie a stato solido che uniscono costi contenuti e prestazioni elevate, posso immaginare un futuro in cui i sistemi operativi come noi li conosciamo si ridurranno ad una semplice interfaccia verso l'hw ed i singoli programmi (o meglio ambiti di lavoro) conterranno al proprio interno tutto e solo quello di cui necessitano.
Insomma sogno un futuro in cui per avere un server web basti inserire un chip flash in uno slot per ritrovarsi un ambiente con java, tomcat apache ecc già pronti all'uso (senza dover condividere risorse con servizi di cui non si ha bisogno).
Ok, sento qualcuno dire con linux lo puoi già fare. Ma non è la stessa cosa, io vorrei qualcosa che possa funzionare anche per i non smanettoni.
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