i figli di Hurin (J.J.R.Tolkien)
Quando il mio buon Koba mi ha passato il libro ero un pelo diffidente, avevo già letto due versioni della storia di Turin, quella breve presente nel Silmarillion e quella leggermente più estesa compresa nei Racconti Perduti ed in entrambi i casi, sperduta nello splendore di altre gemme non mi aveva troppo impressionato.
Questa volta invece, proposta come romanzo, l'avventuta sfortunata di Turin figlio di Hurin conquista la sua giusta dimensione. La narrazione possiede l'incedere epico dei racconti mitologici (ed in questo perfettamente si innesta nel progetto Tolkeniano) i personaggi sono degli assoluti ed i fatti tragici ed ineluttabili. Si perchè questa storia è una tragedia nel vero senso della parola, e ricorda in toto l'impianto classico della tragedia greca (incluso l'influsso nefasto delle divinità sfidate).
A ciò si aggiunge il fascino dell'universo della terra di mezzo (allora detta Beleriand e molto diversa anche geograficamente) e dei suoi popoli umani, elfi e orchi.
Ogni capitolo della storia contiene un episodio completo, non ci sono particolari trame collaterali, l'azione è sempre sul protagonista Turin che sfugge la maledizione che Morgoth l'avversario ha fatto sui Hurin e la sua progenie.
Un'altra caratteristica di questo racconto è nell'enfasi che l'autore da al nome dei posti e dei personaggi, il protagonista ad esempio ogni volta che si trova in una nuova situazione assume un nome diverso per sfuggire la maledizione fino a divenire Turambar (padrone del destino).
Davvero un libro fantastico, adatto a tutti i lettori di fantasy ma da leggere senza l'idea di aspettarsi un altro signore degli anelli ne l'ansia di confrontarsi con un testo criptico come il Silmarillion
Questa volta invece, proposta come romanzo, l'avventuta sfortunata di Turin figlio di Hurin conquista la sua giusta dimensione. La narrazione possiede l'incedere epico dei racconti mitologici (ed in questo perfettamente si innesta nel progetto Tolkeniano) i personaggi sono degli assoluti ed i fatti tragici ed ineluttabili. Si perchè questa storia è una tragedia nel vero senso della parola, e ricorda in toto l'impianto classico della tragedia greca (incluso l'influsso nefasto delle divinità sfidate).
A ciò si aggiunge il fascino dell'universo della terra di mezzo (allora detta Beleriand e molto diversa anche geograficamente) e dei suoi popoli umani, elfi e orchi.
Ogni capitolo della storia contiene un episodio completo, non ci sono particolari trame collaterali, l'azione è sempre sul protagonista Turin che sfugge la maledizione che Morgoth l'avversario ha fatto sui Hurin e la sua progenie.
Un'altra caratteristica di questo racconto è nell'enfasi che l'autore da al nome dei posti e dei personaggi, il protagonista ad esempio ogni volta che si trova in una nuova situazione assume un nome diverso per sfuggire la maledizione fino a divenire Turambar (padrone del destino).
Davvero un libro fantastico, adatto a tutti i lettori di fantasy ma da leggere senza l'idea di aspettarsi un altro signore degli anelli ne l'ansia di confrontarsi con un testo criptico come il Silmarillion
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A.