la parola ai giurati (R.Rose)..


La trasposizione teatrale di uno script cinematografico spesso è un'attività non scevra da rischi. Non in questo caso dove l'ambientazione confinata ad un'unica stanza si presta senz'altro meglio al teatro.
La storia racconta dei dubbi di una giuria di 12 uomini chiamata a decidere della vita di un giovane ispano-americano accusato di parricidio. Tutti gli elementi sembrano portare alla colpevolezza ma grazie alla testardaggine di un singolo giurato si insinua un ragionevole dubbio.
Al centro di tutto in questa rappresentazione non c'è già il reato ed il suo possibile colpevole quanto la caratterizzazione dei personaggi, ciascuno incarnante un archetipo della società americana degli anni 50, e le dinamiche di interazione tra gli stessi. Pregiudizi, insulti razziali, problematiche generazionali sono la vera essenza di quest'opera.
La scenografia dello spettacolo è risultata davvero curata dotata di alcuni effetti speciali ben congegnati e realizzati, ottimi anche i vestiti.
Davanti alla scenografia era teso un telone retinato su cui venivano retroproiettati brevi contributi filmati, oltre a ciò la retinatura conferiva all'immagine una certà sfuocatura che contribuiva a marcare la citazione del film originale di Sidney Lumet.
La recitazione è risultata buona, teatralmente ben misurata (solo alcune volte sopra le righe), con alcuni personaggi davvero ben caratterizzati.
In definitiva è stata una serata piacevole di teatro dove tutti gli elementi sono risultati positivi. Alla fine il folto pubblico non ha potuto che apprezzare e gratificare Gasman e gli altri interpreti di una ottima messe di applausi.

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