noccioline (F.Paravidino)..
Questo spettacolo è un interessante esempio di teatro che diverte e fa riflettere. Come il titolo lascia intuire la rappresentazione prende a mani basse da Peanuts classico del fumetto di Shulz. I personaggi sono infatti trasposizioni più o meno dirette dei vari charlie brown, linus, lucy ecc ed anche le modalità narrative che presentano veloci scenette riassunte da un titolo che compare proiettato in alto nella scenografia strizzano l'occhio alle tempistiche narrative tipiche delle comic strip.
E se da un lato i personaggi di shulz sono bambini americani, quelli di noccioline sono giovani uomini e donne con forti accenti italiani (il bergamasco collerico fa ridere appena apre bocca).
Ma il richiamo al fumetto è solo un artificio narrativo che si svela nel passaggio tra il primo ed il secondo tempo quando, trascorsi 10 anni, i giovani si ritrovano davanti alcuni in piazza a protestare ed altri come poliziotti a reprimere, disprezzare e pestare.
L'autore ci spinge infatti a riflettere sugli episodi relativi al G8 genovese e la morale che se ne trae è duplice, da un lato ci viene svelato come ogni comportamento, anche il più abberrante scaturisce sempre dall'animo umano, dall'altro si propone la tesi che l'unico freno all'odio ed alla violenza è il sentimento comunitario. All'interno di un gruppo tutte le dinamiche dialettiche possono essere risolte ricorrendo al fine ultimo dell'interesse comune, ma se si perde questo di vista allora gli interessi singoli possono farsi prevaricanti.
Lo spettacolo è veloce, breve e divertente. La scenografia è semplicissima e consta di due ambienti un salotto per il primo tempo ed una cella per il secondo.
Non certo troppo impegnativa la recitazione per gli attori che comunque interpretano con semplicità e senza caricare di moine i loro ruoli.
E se da un lato i personaggi di shulz sono bambini americani, quelli di noccioline sono giovani uomini e donne con forti accenti italiani (il bergamasco collerico fa ridere appena apre bocca).
Ma il richiamo al fumetto è solo un artificio narrativo che si svela nel passaggio tra il primo ed il secondo tempo quando, trascorsi 10 anni, i giovani si ritrovano davanti alcuni in piazza a protestare ed altri come poliziotti a reprimere, disprezzare e pestare.
L'autore ci spinge infatti a riflettere sugli episodi relativi al G8 genovese e la morale che se ne trae è duplice, da un lato ci viene svelato come ogni comportamento, anche il più abberrante scaturisce sempre dall'animo umano, dall'altro si propone la tesi che l'unico freno all'odio ed alla violenza è il sentimento comunitario. All'interno di un gruppo tutte le dinamiche dialettiche possono essere risolte ricorrendo al fine ultimo dell'interesse comune, ma se si perde questo di vista allora gli interessi singoli possono farsi prevaricanti.
Lo spettacolo è veloce, breve e divertente. La scenografia è semplicissima e consta di due ambienti un salotto per il primo tempo ed una cella per il secondo.
Non certo troppo impegnativa la recitazione per gli attori che comunque interpretano con semplicità e senza caricare di moine i loro ruoli.
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