il tamburo di latta (Günter Grass)
Era da parecchio tempo che non facevo così fatica a venire a capo di un libro. Nonostante mi sia piaciuto molto, la sua scrittura è risultata così densa che lo ho dovuto sbocconcellare piano piano. Sulle prime verrebbe da pensare di trovarsi davanti ad un libro grottesco visto che narra la storia di un nano che arbitrariamente decide di smettere di crescere all'età di 3 anni e si dedica interamente a suonare tamburi di latta e a spaccare lumi e vetrine colla sua voce vetricida, ma così non è o almeno non è in parte.
Il libro è una autobiografia allegorica dell'infanzia e della gioventù dell'autore ed attraversa col suo passo sgangherato e le sue metafore terrose e sanguigne la storia della città di Danzica a cavallo della seconda guerra mondiale per terminare in un manicomio criminale dove il protagonista, voce narrante dell'intera storia è rinchiuso.
Davvero molto ispirato e fantasioso merita di essere affrontato ma solo da lettori pazienti e disposti all'assurdo.
Il libro è una autobiografia allegorica dell'infanzia e della gioventù dell'autore ed attraversa col suo passo sgangherato e le sue metafore terrose e sanguigne la storia della città di Danzica a cavallo della seconda guerra mondiale per terminare in un manicomio criminale dove il protagonista, voce narrante dell'intera storia è rinchiuso.
Davvero molto ispirato e fantasioso merita di essere affrontato ma solo da lettori pazienti e disposti all'assurdo.
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