ritornati dalla polvere (Ray Bradbury)


Chi conosce Bradbury e come me lo ama alla follia, sa che la chiave della sua poetica è l'allegoria. Dove un altro autore si attarderebbe in metafore non sempre fortunate il nostro Ray si muove su un piano immaginifico superiore dando vita ad affreschi di rara seducente (e decadente) bellezza.
In questo libro dalle atmosfere oscure, dove si raccontano episodi di una famiglia dannata e fiera (sullo stile della famiglia Addams) costituita da ombre e mummie più morte che vive, Bradbury varca il limite tra il racconto ed il romanzo andando a costruire una storia che poi è solo un esile filo di ragno con cui concatenare visioni di varia natura.
Quello che risulta alla fine è un libro che si adatta esclusivamente agli innamorati dell'autore, non adatto a chi cerca l'esperienza di un vero romanzo (come fareneith 451 o il popolo di ottobre) e nemmeno a chi sia alla ricerca della sperimentazione psicologica pura delle cronache marziane.
Alcuni brani sono di ottimo livello, come quello relativo al passeggero fantasma mentre in altre parti si fatica un po' a dipanare la matassa di immagini sovrapposte. In definitiva non penso di poterlo consigliare a chi si volesse accostare all'autore per la prima volta (nel caso correre a leggere cronache marziane!)

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